Tumore alla prostata, boom del 53% negli ultimi 10 anni.L’AIOM: “la mortalità diminuisce grazie a nuove terapie”

Nel 2012, 36mila italiani si ammaleranno di cancro alla prostata. È la neoplasia più diffusa nei maschi ed è un tumore in forte crescita. I nuovi casi erano 23.518 nel 2002: un aumento del 53% in 10 anni. La maggior parte delle diagnosi viene effettuata nelle Regioni del Nord: nel Sud infatti si registra una differenza in negativo del 44% rispetto al Settentrione. Un cancro che, però, comincia a far meno paura rispetto al passato: anche se si verificano talvolta casi in persone giovani, nell’ultimo decennio la mortalità è diminuita di ben il 10%. Questo grazie anche alle nuove terapie disponibili, che consentono anche una migliore qualità di vita dei malati. È questa la fotografia del tumore alla prostata nel nostro Paese, scattata al Convegno Nazionale dell’AIOM, che si è svolto a Milano. “Sono 217mila i cittadini della Penisola che vivono con questa malattia. Oggi sono disponibili tecnologie innovative per il trattamento primario con chirurgia e/o radioterapia, oltre a nuovi farmaci per la malattia avanzata. L’Italia ha fornito un importante contributo alla ricerca scientifica, impegnata nel proporre soluzioni terapeutiche sempre più all’avanguardia”. “Una delle opzioni più importanti è cabazitaxel. La molecola è stata testata durante un importante studio internazionale, il TROPIC, a cui è seguita nel 2011 un’altra sperimentazione che ha coinvolto 25 centri in tutta Italia. Questa fase ha evidenziato come il farmaco contribuisca ad aumentare la sopravvivenza, migliorando anche la qualità di vita. A inizio 2012 ha ricevuto quindi l’approvazione dell’AIFA e sta ora entrando a disposizione delle Regioni”. Ma la prevenzione, come per tutti i tumori, rimane ancora l’arma vincente. “È importante soprattutto quando la patologia presenta sintomi poco chiari e sfumati come nel caso del carcinoma della prostata. Oltre a seguire uno stile di vita sano per abbassare il rischio di tumore, è fondamentale anche sottoporsi a controlli medici. A differenza però di neoplasie come quelle alla mammella e al colon, dove lo screening è diventato fondamentale, per questo cancro non si è verificata la stessa condizione. Da circa 20 anni è infatti disponibile un test, il dosaggio del PSA, la cui utilità nei programmi di screening è controversa.